Lettera aperta #3

Verso l'Agorà 2024: preoccupazione ed energia

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Oggi abbiamo inviato in newsletter una terza lettera di convocazione all'AGORÀ DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DELLE PROFESSIONI CHE VI LAVORANO (Torino, 13-15 giugno). La proponiamo qui a beneficio di chi vorrà leggerla ?

?? «CI PERMETTIAMO DI CHIEDERE - a chi ancora esita, a chi ancora scommette sulla #generatività del ritrovarsi a discutere insieme in un cinema - uno sforzo organizzativo e soggettivo di partecipazione all’AGORÀ DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DELLE PROFESSIONI CHE VI LAVORANO. Per farla diventare realmente un momento di #rilancio dei nostri mondi così bistrattati in questi anni. Perché nel corso della storia a volte ci sono #bivi e tocca scegliere che #strada intraprendere. All'#Agorà vorremmo costruirla insieme.

Siamo in queste settimane - lo confessiamo - attraversati da PREOCCUPAZIONE e ENERGIA.

PREOCCUPAZIONE per le sorti dei nostri mondi del sociale, con il loro carico di vite e storie in cerca di un domani. ENERGIA perché come restare indifferenti alle fatiche di tante organizzazioni e professioniste/i?

PREOCCUPAZIONE perché abbiamo visto quanta reattività suscitino i temi dell'Agorà: post con centinaia di commenti, da cui affiorano #delusione e #disillusione: ossia il sentimento da parte di lavoratori/trici di essere stati tradit* da un settore che parla di diritti e dignità e poi fatica a riconoscerli al proprio interno. ENERGIA perché la cooperazione è ancora in tanti territori una bella storia che sostiene percorsi di #cittadinanza laddove i terreni della progettualità esistenziale e comunitaria si fanno più friabili e cedevoli. Ma ancora per quanto? E a che prezzo?

PREOCCUPAZIONE perché percepiamo, da telefonate e riscontri, quanto sia difficile (da parte di chi coordina organizzazioni di #terzosettoresettore) staccarsi dall'emergenza/urgenza di un quotidiano fatto di #bilanci da quadrare e #bandi da inseguire. E quanto sia difficile (da parte di professionist* educativi e sociali) dare al malessere lo sbocco della #mobilitazione collettiva anziché quello della defezione individuale (leggi: abbandono del lavoro).

Tutto ciò è comprensibile: davvero abbiamo retto e sopportato tanto in questi anni, ed è legittimo che si dica "basta, preferisco di no". Ma poi subito dopo si fa sentire in noi la VOCE CONTRARIA che dice "sì, va bene la #resilienza, però oggi non è anche un po’ tempo di #resistenza?". Perché in gioco è la tenuta di organizzazioni, di professioni, di un sistema che è il #welfare democratico oggi così traballante.

Ti aspettiamo da giovedì in presenza al Cinema Massimo, online se non riuscirai a essere fisicamente a Torino»

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