Storie di cooperative e professioniste/i

Davvero è meglio essere una cooperativa piccola?

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Abbiamo chiesto a lettrici e lettori di inviare storie che raccontino la loro esperienza professionale e lavorativa in cooperativa sociale. Ringraziamo chi ha trovato il tempo e la forza di scrivere. Sono storie personali, ma diventano oggi storie politiche, che riguardano tutte e tutti e la società che vogliamo contribuire a costruire. Sono storie che costituiscono documenti preziosi per capire l'oggi e il perché dell'"Agorà delle cooperative sociali e delle professioni che vi lavorano" (Torino, 13-15 giugno 2024). Questo testo è di Pirro Piccolo, che ringraziamo.

Nel post n. 7 pubblicato su Facebook da Animazione Sociale per promuovere l’interessantissimo evento sulle Cooperative Sociali, previsto dal 13 al 14 giugno a Torino, viene scritto “siamo sempre stati sostenitori del 'piccolo è bello' perché così si è a ridosso dei territori e dei processi (...) oggi il rischio è di essere assorbite da quelle che chiamiamo 'cooperative industria', ma così è la fine, il tradimento totale di un certo tipo di pensiero”.

Dalla mia trentennale esperienza posso dire che misurare l’applicazione dei valori cooperativi sulla minore consistenza della Cooperative Sociali non ha alcun senso. Ho conosciuto più di qualche piccola realtà dove il fondatore è padre/padrone nella totale assenza “di un certo tipo di pensiero” e in cui i soci vengono coinvolti solo nel momento canonico di approvazione del bilancio. Al contrario, ho lavorato in “cooperative industria” in cui l’azione quotidiana è sostenuta da un solido sistema valoriale. L’importante è l’impostazione che si adotta sin dall’inizio e che si porta avanti con coerenza.

Faccio un esempio concreto, cercando di illustrarne anche i vantaggi. Ovviamente parlo della mia realtà che conosco bene, ma non è l’unica che segue questo comportamento.

Dopo decenni che operi su un territorio hai maturato un importante know how e una specializzazione in alcuni ambiti. Nel nostro caso l’assistenza a disabili sensoriali. Abbiamo deciso di crescere mettendo questa esperienza a disposizione di differenti contesti in cui magari non è così marcata.

Certamente non si va con i pullman carichi di operatori alla “conquista” di altri luoghi ma, al contrario, prima di partecipare ad esempio ad una gara d’appalto, si instaura un solido rapporto con una Cooperativa radicata del territorio, che ne conosce le problematiche e che può essere il punto di riferimento per quel determinato servizio. Così facendo si contribuisce anche alla sua crescita sia dal punto di vista economico sia da quello professionale.

I bisogni a cui le Cooperative Sociali devono dare risposte sono sempre più complessi e articolati. Una piccola realtà fa sempre più fatica ad elaborare le risposte adeguate. Pensiamo ad esempio ad una situazione in cui manca una struttura per anziani. A parte il considerevole investimento economico, bisogna sapere che si è passati da un’azione prettamente contenitiva al fatto di aiutare gli ospiti a mantenere e possibilmente aumentare le proprie capacità di autonomia, con il coinvolgimento anche dei familiari. Tale opera non si improvvisa ma si costruisce con l’azione e la necessaria esperienza che si matura nel tempo, svolgendo anche servizi diversificati.

Una vera Cooperativa sociale di certe dimensioni, ribadisco, che basa la propria azione sui valori fondanti la cooperazione stessa, garantisce alcuni aspetti fondamentali. Mentre alcune volte le piccole Cooperative, per pagare gli stipendi ai propri operatori devono attendere che la stazione appaltante paghi le fatture, le “Cooperative industria”, avendo maggiori entrate e maggiori rapporti con le banche, garantiscono il pagamento regolare degli stipendi dovuti nel rispetto di quanto previsto del CCNL (è per questo che avendo oltre duemila tra soci e dipendenti di diverse regioni italiane, abbiamo contenziosi sindacali praticamente inesistenti e, ripeto, non siamo gli unici).

Nel periodo del Covid diversi operatori, soprattutto quelli che operano nelle scuole o nelle biblioteche, sono state messe in cassa integrazione. Visto che i pagamenti avvenivano molto a rilento, abbiamo ottenuto un prestito di oltre un milione di euro dalle banche, potendo così anticipare il relativo importo ai singoli operatori. Questo ovviamente sarebbe risultato impossibile se fossimo stati una Cooperativa di piccole dimensioni.

Avendo una certa disponibilità economica, si possono garantire anche maggiori occasioni di aggiornamento e formazione. In più, mediante gli strumenti informatici, si organizzano occasioni di confronto fra operatori che operano in regioni e realtà differenti.

Con lo stesso sistema si garantisce un maggiore coinvolgimento dei Soci. Non solo alle assemblee, che sono minimo due all'anno, ogni Socio, grazie al collegamento da remoto, può partecipare attivamente da qualsiasi luogo si trovi. Oltre a questo vengono organizzati altri momenti partecipativi periodici in loco. Viene inoltre prodotta una newsletter periodica sulle attività svolte. Anche la distribuzione ai soci del bilancio sociale permette di far conoscere ai Soci l’attività, la strategia e la situazione della Cooperativa.

Rispetto a un eventuale contenzioso con la stazione appaltante è evidente che una realtà di certe dimensioni ha maggiore potere contrattuale di una piccola o, peggio, molto piccola.

Infine, una Cooperativa Sociale di certe dimensioni non ha alcun interesse a"cannibalizzare" quelle più piccole (per cosa? per avere qualche centinaio di migliaia di euro in più e inimicarsi un’intera area geografica?) ma, al contrario, a consolidare i rapporti con le realtà di altre zone, contribuendo ad aumentare la loro professionalità e competenza, in modo da costruire insieme le migliori risposte ai bisogni del territorio.

Pirro Piccolo, con una trentennale esperienza lavorativa nelle cooperative sociali della zona del Veneziano, è attualmente vicepresidente di #Vitadagara - APS

 

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