Un commento della rivista sulla prospettiva inclusiva a scuola

Il "mito dell'inclusione" nella scuola italiana?

  • Twitter
  • Facebook
  • Instagram
  • Condividi

CON QUESTE POCHE RIGHE, comparse il 12 gennaio, Ernesto Galli della Loggia ha liquidato quello che lui definisce il “mito dell’inclusione” nella scuola italiana. Provocando in tante/i di noi sgomento misto a rabbia e tristezza, anche perché a pubblicarle è il Corriere della Sera, quotidiano su cui esce l’inserto Buone Notizie.
Galli della Loggia mette in discussione la convivenza  nelle classi tra studenti “normali” e quelli con gravi disabilità o Bisogni Educativi Speciali (BES), o "incapaci di spiccicare una parola d’italiano". Parla della scuola italiana come "caso unico al mondo" e questa sua frase, per la verità, noi la leggiamo non come una nota di discredito ma di merito per la nostra scuola che, tra fatiche e dedizioni, porta avanti quotidianamente la prospettiva inclusiva.
---
SIAMO ANDATI ALLORA a cercare un passaggio scritto anni fa da Andrea Canevaro, uno dei padri dell’inclusionescolastica, insieme a Luigi d’Alonzo e Dario Ianes. Lo condividiamo qui sotto perché quando avanzano pensieri regressivi bisogna aggrapparsi ai punti fermi piantati dai maestri della nostra pedagogia:

<< ESISTE QUALCOSA CHE CI PORTA DA SEMPRE AD ESSERE ORGOGLIOSI DELL'ITALIA: è il suo modello di integrazione scolastica o, meglio, la sua prospettiva pedagogica inclusiva, che, sorretta da una considerazione antropologica di valore è stata capace di scardinare un sistema scolastico rigido, chiuso, monolitico e selettivo.
Il nostro Paese nel 1971 accettava una scommessa molto importante per la sua crescita civile, sociale e culturale; la scommessa dell’integrazione, nelle classi e nella scuola, di tutti gli alunni, anche di coloro che presentavano una disabilità, anche di coloro che fino ad allora erano relegati in istituzioni chiuse come le scuole speciali o in forme istituzionali solo apparentemente meno emarginanti, come le classi differenziali.
Si capì l’importanza di aprire le porte delle scuole a tutti agli alunni con disabilità, perché si riconobbe a costoro la dignità di persone nonostante il loro deficit fisico, malgrado le loro difficoltà di ordine sensoriale, sebbene le loro potenzialità cognitive fossero talvolta gravemente limitate. Il rispetto per la “vita" richiedeva l’assunzione di questo dato di fatto: la persona con disabilità è una persona e come tale necessita di rispetto e di educazione in contesti formativi normali.
Il "valore della persona" postulava non solo di essere affermato, ma di essere concretamente promosso da un contesto educativo in grado di offrire tutto ciò che la condizione di disabilità richiedeva e questo non poteva che essere l’ambiente scolastico normale >>.
[Tratto da "L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, University Press di Bolzano]
COSA NE PENSATE? 

Abbonati alla rivista

Da sempre Animazione Sociale mantiene l'abbonamento a un prezzo ridotto, grazie al sostegno delle lettrici e dei lettori e del Gruppo Abele che ne è l'editore. Una scelta per favorire l'accesso di tutti alla formazione, risorsa vitale per lavorare nel sociale.

Abbonati