Attivare/consolidare reti informali sui territori

Documentare esperienze per alimentare processi di cambiamento

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Il 27 gennaio 2023 si è svolto il primo incontro del gruppo redazionale (*) del progetto "Attivare/consolidare reti informali nei territori", promosso da Animazione Sociale con il contributo di Fondazione Cariplo.

Si è svolto il primo incontro del gruppo di redazione con l'obiettivo di individuare le dimensioni metodologiche della ricerca, i processi di costruzione delle reti di prossimità, i processi organizzativi dell'azione sociale, i processi di apprendimento gruppale, come si collocano le reti di prossimità nell'ambito delle politiche di welfare e quali sono i processi di animazione socioculturale che si attivano nei territori. 

Si è prodotto il primo documento di avvio del percorso di ricerca e documentazione sulla funzione sociale delle reti di prossimità. 

ELEMENTI EMERSI

Scommettere sull’energia trasformativa delle reti informali dentro i  tessuti sociali e culturali è oggi altamente significativo.

Su questa ipotesi ci si è ritrovati  con alcune esperienze di lavoro sociale ed educativo, diverse tra loro e appartenenti a diversi territori della Lombardia, che hanno condiviso l’idea di approfondire insieme le questioni in gioco nel lavoro con le reti informali di cittadini e, allo stesso tempo, di allargare il numero delle esperienze con cui confrontarsi, aprendo una sorta di «arena» entro cui «giocare» il proprio sapere esperienziale fino a mettere a fuoco l’originale apporto sociale,  culturale e politico delle reti informali a fianco delle organizzazioni formali (professionali) e delle reti istituzionali di governo dei territori.

La condivisione tra i partecipanti ha confermato la rilevanza del tema, a partire dalla narrazione da parte di di ciascuno della propria storia di lavoro territoriale. Il racconto ha fatto poi emergere, in una sorta di stimolante brainstorming, alcune «questioni» su cui merita confrontarsi in modo organico.

Prima questione
Di quali beni comuni dotare «questo» territorio?

La prima questione che emerge dall'ascolto delle esperienze è come poter comprendere in profondità l’insorgere di variegate esperienze dal basso, per  molti versi informali, a fronte della necessità di resistere all’impoverimento dei territori dotandoli di una nuova generazione di beni comuni, immaginati e prodotti con logiche partecipative e a beneficio di tutti.

Gli ambiti di sviluppo sono variegati, ma muovono da  una costante: il radicamento nel circuiti e nei linguaggi della vita quotidiana, percepita come originale luogo generatore. Dai mondi della prossimità alle sofferenze oggi emergenti, ai mondi dell’invenzione artistica e culturale, passando da iniziative di economia circolare e di cura dell’ambiente: questi sono alcuni degli ambiti di sviluppo.

Da dove si sprigiona oggi questa energia trasformativa? E che spostamento di orizzonte e che modello di azione collettiva si prefigura? E come questi mondi si contaminano e ibridano in vista dell’abitabilità dei circuiti del vivere qui e ora? Quanto poi queste risorse informali sono in grado di uscire dal proprio specifico e lavorare sul comune di un vivere, convivere, produrre altro e altrimenti?

Seconda questione
Come articolare nel lavoro relazioni, azioni, significati?

La centratura sulla vita quotidiana e sul reciproco esserci, a livello di riconoscimento e di azione, porta le reti informali a lavorare non solo sul «fare assieme», sullo sperimentarsi nel concreto, ma anche sul riconoscersi in significati emergenti dal fare che, se elaborati e condivisi, offrono spunti importanti per una sorta di ricerca partecipata sul vivere futuro nei territori.

Non è facile, tuttavia, passare dall’immaginare al fare assieme, come pure dall’azione condivisa al ricavare nuovi significati e mappe per vivere.

Troppo spesso l’azione non è sufficientemente corale per essere mobilitante e troppo spesso non si «ferma» per estrarre significati intorno alle piccole ma illuminanti mappe culturali che si sono scoperte. Senza di questo, oltretutto, non si riesce a sedimentare le scoperte nel patrimonio della rete, in modo poi che ognuno possa accedere a una profonda consapevolezza di sé al mondo avendo cura del pezzo di mondo in cui si abita.

Terza questione
Entro quali luoghi gli intrecci informali possono aprire strade?

La tessitura delle reti informali nei territori solleva la sfida dei luoghi dentro cui si può convergere e da cui ripartire. La giusta e generativa fluidità delle reti ha bisogno di poter con-fluire in luoghi leggeri e circoli reticolari dentro cui le diversità sono ricchezze che si intrecciano in danze corali alla Matisse (dunque non senza dolore) moltiplicando riconoscimenti e narrazioni, riconoscimenti e legami profondi nella loro leggerezza, progettazioni e azioni trasversali fino a sentire senso di appartenenza o anche solo di riferimento a un luogo-simbolo, a un luogo incubatore dentro un territorio e la sua storia.

Ma come per le singole reti e reticoli di reti diventa possibile moltiplicare le energie in inediti e plurali «avventure corali» nel perseguire beni comuni? E come all’interno di circoli, case del quartiere, associazioni sportive, cooperative di comunità, realtà di teatro di comunità, si ricavano plurali momenti in cui fare cultura dal basso, all’incrocio tra intuizioni emergenti al proprio interno e  sfide del nostro tempo fino a incamminarsi su sentieri sensati e sostenibili?

Quarta questione
Quali alleanze tessere tra informale, formale, istituzionale?

C’è da vedere da vicino le modalità di riconoscimento, sostegno reciproco e apprendimento trasversale tra aree dell’informale e aree del formale professionale. Lo stesso va detto del riconoscimento e della cooperazione tra reti informali e istituzioni, dagli amministratori locali agli opratori dei servizi.

Una dinamica non facile, in cui ognuno ha bisogno dell’altro evitando in ogni caso di cadere nel considerarsi concorrenti. E le reti, insieme ai mondi professionali, hanno bisogno di interagire criticamente e creativamente con istituzioni democratiche capaci di intrecciare  input dall’alto e input dal basso per poter governare le tensioni e animare la generatività che attraversa la comunità nel suo insieme.

Quali alleanze e quale concertazione progettuale e azione trasformativa è possibile tra mondi istituiti ed energie istituenti della popolazione, ben sapendo che i mondi dell’informale sono luoghi dove dentro le sofferenze di chi si arrende e dentro gli esperimenti di chi resiste si «anticipano» altri mondi possibili, inedite modalità di abitare insieme e in altro modo lo spazio e il tempo quotidiano per renderlo generativo?

Quinta questione
Come rigenerare la mission di una politica partecipata?

Le risposte all’interrogativo ora sollevato non sono nelle mani di nessuno, ma nell’incrocio di saperi e motivazioni, passioni e capacità diffuse. Compito di tutti è  riconoscere  le «potenzialità» diffuse e aiutare a metterle al lavoro dentro azioni corali immaginate ed elaborate insieme.

Ma quanto c’è spazio per le risorse emergenti, spesso in luoghi impensabili, da parte di cittadini forse mai presi in considerazione, spesso connessi in reti informali autorganizzate, con il rischio di tanti «orticelli» chiusi?

Se dunque si moltiplicano dal basso i luoghi dove emergono semi di nuova  convivenza, nuova cultura, nuova responsabilità, quanto è interiorizzato a tutti i livelli il monito di don Milani  quando affermava che «dai problemi sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la politica»?

 * Il comitato redazionale è composto da Ruggero Plebani (Comune di Lecco), Michele Pasinetti (cooperativa sociale Cauto di Brescia), Giovanni Vergani (Rete TikiTaka, cooperativa sociale Nuovo Millennio), Luca Cateni (cooperativa sociale ARIMO di Milano), Cosimo Malvaso (Comune di Bozzolo), Valentina Giunta (cooperativa sociale Arti&Mestieri Sociali, San Donato Milanese), Francesco d'Angella, Franco Floris, Roberto Camarlinghi e Laura Carletti (Animazione Sociale). 

 

 


Allegati

Report del gruppo di lavoro redazionale [PDF]

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