12. Io educatrice racconto / di Annalisa Sabattoli

Una millefoglie di complessità

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Complessità è la prima parola che viaggia nella mia mente se penso al mio lavoro.

Complessità perché le relazioni, che sonoalla base del lavoro educativo, implicano sempre tanta attenzione, preparazione e delicatezza. Complessità perché non si tratta mai di una relazione duale e tantomeno ad un unico livello.

C’è la relazione diretta con le persone di cui ci occupiamo, e spesso è quella più gratificante che ci riporta al senso del lavoro scelto, ma al contempo c’è il contesto familiare, sociale, storico e personale (dell’altro, ma anche nostro) di cui la relazione è intrisa e con cui “fare i conti”.

La rete si fa fitta e tenere insieme tutti i nodi (cosa fondamentale) è faticoso e spesso difficile. Entra in gioco la capacità di mediazione non solo con l’esterno, ma anche con ciò che il fuori genera in noi.

Si palesa così un altro aspetto della complessità: fare i conti con il senso di inadeguatezza e/o di frustrazione per obiettivi che scemano all’orizzonte o per priorità che passano in secondo piano non per nostra scelta, per attenzioni che non vengono agite, per risposte inadeguate perché dipendono dalle risorse disponibili.

Complessità perché i livelli (o strati), specie nell’ambito delle Cooperative sociali, sono molteplici e intricati. Quasi sempre infatti in queste realtà più ruoli sono incarnati e affidati alla stessa persona, in favore della sostenibilità economica che ci permette di vivere (o sopravvivere).

La realtà cooperativistica è quella che sento appartenermi perché ne faccio esperienza da più di 20 anni, perché mi riconosco nei valori solidaristici da cui ha preso vita negli anni '80 e perché considero il suo assetto aziendale come quello più circolare possibile, rispetto all’impostazione classica verticale e gerarchica delle aziende in senso stretto. Tuttavia negli ultimi decenni il mondo della cooperazione sta facendo i conti con un welfare che non riesce a rispondere ai bisogni ordinari, tantomeno a quelli straordinari o emergenti.

Questo è il terreno in cui è chiamato a muoversi, condito da una legislazione non sempre chiara e funzionale, e su questo terreno continua a tentare di perseguire la sua mission solidaristica

Complessità che si aggiunge alla complessità di base, perché chi vive il suo lavoro in questo contesto deve appunto mediare fra spinta ideale, sostenibilità economica, fatica del doppio/triplo ruolo, contesto politico e legislativo. La figura dell’educatore puro è stata via via sommersa da molto altro, che va ben oltre ciò che si acquisisce in ambito formativo-pedagogico.

Tenere insieme tutto è un po’ come quando, alla fine di un pasto da cerimonia, viene servita la millefoglie. Gustosa, ricca, piacevole e molto buonama al taglio spessogli strati si sfaldano, scivolano nel piatto e rischiano di macchiarti il vestito da occasione speciale.

E ognuno cerca disperatamente la sua personale soluzione: c’è chi sceglie di gustare uno strato alla volta, senza neppure tentare l’avventura del taglio, c’è chi si appropria solo della crema, lasciando da parte le cialde croccanti ma insidiose… e poi c’è chi prova il taglio netto, che mai riesce. Ma non importa, perché qualche cialda e crema insieme arrivano alla bocca, più o meno compatte, lasciando le loro tracce su tovaglia, bocca e forse anche sull’abito. Il sapore e la soddisfazione di avercela fatta, almeno per quel boccone, ripaga tanta fatica.

Il bello della millefoglie è che solitamente si mangia in compagnia, un po’ copiandosi nell’approccio e scoprendo insieme nuove tecniche di attacco al tanto atteso dolce.

Poi ci sono momenti in cui alla millefoglie preferiresti una semplice e classica crostata alla frutta, ma questo è un altro racconto.

Annalisa Sabattoli*

*Educatrice professionale da 27 anni, coordinatrice di servizio e di area, responsabile della comunicazione, socia e consigliera per un mandato de La Mongolfiera scs onlus - Brescia.

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IL PROGETTO EDITORIALE 
In vista dell’AGORA' DELLE EDUCATRICI E DEGLI EDUCATORI ("LA DIGNITA' DEL LAVORO EDUCATIVO. COME RILANCIARE OGGI IL VALORE DELLA PROFESSIONE EDUCATIVA", prevista da giovedì 25 a sabato 27 maggio) la rivista Animazione Sociale ha avviato una raccolta di testi. Ti va di raccontare la tua professione di #educatrice/#educatore? Nei servizi, a scuola, nelle comunità, in strada, nelle carceri, nelle case, negli ospedali, nelle mille altre scene educative? In poche righe o con un testo più articolato.

Ti chiediamo di raccontare quello che vivi e vedi stando accanto alle storie, le riflessioni che come équipe fate, le domande che ti porti a casa la sera o a fine turno la mattina, le riflessioni che senti importante condividere oggi perché la dignità della professione educativa sia maggiormente riconosciuta.

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