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Entrare nelle case delle persone più fragili - Il ruolo degli OSS nei giorni del Coronavirus

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Cascina Biblioteca Cooperativa sociale che opera nel campo della disabilità e fragilità
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Come medici ed infermieri, anche gli operatori socio-assistenziali devono continuare a lavorare In questi giorni delicati, in cui sembra che il tempo si sia fermato e le ore siano sospese, noi siamo chiusi nelle nostre case e là fuori vi sono medici, infermieri, operatori negli ospedali che stanno facendo del loro meglio per sostenere l'altro. Ecco questi angeli non si trovano solo nelle strutture ospedaliere ma sono anche tra noi. Sono gli Operatori socio-assistenziali del Servizio domiciliare di Cascina Biblioteca che si rendono disponibili a entrare nelle case delle persone più fragili, in particolare anziani e disabili. Il loro compito in questi giorni è di sostenere la persona nella sua igiene personale e ambientale, nella preparazione dei pasti, nella consegna della spesa e dei farmaci a casa.

Cascina Biblioteca sta affrontando l'emergenza Covid 19 con il sostegno di questi operatori OSS che si avvicinano alla persona fragile nel loro domicilio, supportandola non solo dal punto di vista concreto ma anche dal punto di vista emotivo, psicologico. Nessuno di noi era preparato a questa situazione d'emergenza, che è arrivata improvvisamente, ma chi sta subendo questa sensazione di allerta, disorientamento e impotenza sono proprio gli anziani e le persone disabili, che vivono da soli e non possono uscire di casa. Ecco che l'operatore domiciliare interviene a placare questo senso di ansia e preoccupazione, portando la sua presenza, una buona parola, un racconto o un sorriso.

Il ruolo dell'operatore socioassistenziale di Cascina Biblioteca vive quindi due anime: da una parte funge da concreto esecutore di attività primarie e dall'altra diventa il contenitore di paure e inquietudini che l'utente vive in questo periodo.

Anche Boccaccio, nel Decameron, sapeva che esiste un antidoto per le epidemie del mondo, che non toglie nulla alle misure sanitarie e alle sorveglianze infettivologiche, ma che è l'unico a cui tutti possono attingere: la capacità di ricreare dentro di sé una sicurezza nell'insicurezza, di stare comodi anche in un campo di tensione, di stare presenti e sentire se stessi e gli altri. Si tratta di trovare un posto sicuro in tempi d'angoscia, come la peste e il contagio, agendo sul valore della bellezza, dell'aiuto reciproco e della condivisione.

 



 

 
  

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