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Se si conosce un bambino si può lavorare anche a distanza

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Équipe di Imparole Cooperativa Imparole - Cernusco sul Naviglio (Milano)
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In questo periodo di emergenza sanitaria, dove i bambini/ragazzi vivono in una sorta di ritiro sociale, in una esclusione dal mondo e dalla realtà, e dove il loro disagio è diventato anche il nostro, noi di Imparole abbiamo ritenuto nostro compito reagire a questa situazione nei modi che ci sono possibili.

La nostra priorità è salvaguardare la relazione, reinventarsi quindi per essere sempre vicini ai ragazzi e alle famiglie, usando tutta la competenza e il know-how maturati negli anni nella terapia frontale, aggiungendo fantasia e creatività. Tutti i terapisti, logopedisti, neuropsicomotricisti, pedagogisti, psicologi, educatori del gesto grafico, stanno continuando con le terapie online e si stanno "re-inventando" per lavorare con i loro utenti in modo diverso, interattivo, divertente.

La domanda per terapisti che, come noi, abbracciano la metodologia Feuerstein è: continuare il lavoro di mediazione nella terapia per produrre micro-cambiamenti, per mantenere la reciprocità e quindi la relazione, è possibile se lavoriamo online? Bene, la risposta è: sì, si può!

Anche il dott. Lebeer, collaboratore di Feuerstein e nostro supervisore, ci sta sostenendo in questa scelta. Siamo convinti che se si conosce un bambino, si può lavorare anche a distanza, perché con le nuove tecnologie e i nuovi strumenti che sono a nostra disposizione (Skype, Meet, Zoom) si può mediare e dialogare.

A volte, con i bimbi più piccoli o con difficoltà e fragilità maggiori, è necessario l'aiuto di un'altra persona a casa, del genitore, che aiuti i figli nella gestione dello strumento o che diventi "il braccio" del terapista, in una modalità di co-terapia, formazione e tutoraggio anche del genitore, quello che è indicato in una visione ecologica.

Questo lavoro sinergico terapista-famiglia-utente, che è la base del nostro approccio SECEM (modificabilità cognitiva strutturale ecologica ed emotiva), rende ancora più visibile il concetto di ambiente modificante di Feuerstein e aiuta tutti noi a mettere in pratica gli insegnamenti per la flessibilità.

L'attività online oltre a tenere viva la relazione, contro questo isolamento sociale, offre nuovi spunti di condivisione di obiettivi, modalità e mediazione tra terapista e ambiente quotidiano del ragazzo o famiglia. Il terapista che incontra la famiglia a casa loro e che si modifica per aiutarla, seguendo la rivoluzione copernicana che voleva Reuven Feuerstein.

Anche la didattica a distanza è un ottimo strumento per gli insegnanti. Anche per loro è importante non interrompere il contatto con gli allievi. Raggiungerli a casa, come dice Daniela Lucangeli, è una sorta di rivoluzione: non sono i bambini ad andare a scuola, ma è la scuola che li raggiunge a casa. È qualcosa di inedito che chiede di cambiare prospettiva: gli insegnanti devono trovare nuovi modi di fare didattica utilizzando strumenti con cui non sempre hanno dimestichezza, ma anche gli allievi vivono un'esperienza nuova: la scuola viene a casa mia.

Dal punto di vista della motivazione e della relazione è un messaggio potente: tu sei importante, voglio entrare in contatto con te e quindi ti vengo a cercare. La tecnologia, spesso criticata dal mondo degli adulti, diventa mezzo di incontro, di mediazione: l'umano entra in contatto con l'umano. Feuerstein aveva proprio messo l'accento sul fatto che il mediatore debba sempre essere una persona e non un pc. Ma in questo caso usiamo altre modalità, e il contribuito dell'adulto mediatore non viene meno, anzi viene arricchito.

È importante non perdere continuità didattica e di relazione perché gli alunni hanno bisogno di avere dei punti di riferimento: in questa situazione, più che mai l'apprendimento non passa solo dal cognitivo, ma soprattutto dalle emozioni: l'apprendimento colorato di emozioni, come dice Feuerstein, lascia tracce mnestiche più profonde e quindi è un apprendimento più significativo.

Feuerstein era contro i videogiochi, perché sosteneva che non ci sia reciprocità né mediazione di trascendenza o di significato nell'esperienza virtuale di gioco. I videogiochi sono "individuali", non c'è un dialogo e si è soli davanti al computer, mentre la mediazione presuppone sempre un dialogo. Nelle terapie e nella didattica a distanza il dialogo, l'interazione e la reciprocità ci sono: ci si vede, si parla, ci si guarda negli occhi e si condividono attività.

Siamo convinti che il servizio online, per quanto diverso da una terapia in presenza, ci permetta di rimanere comunque in contatto, di mantenere viva la relazione e attivare i nostri utenti aiutandoli ad affrontare le loro fragilità. Non solo: crediamo sia un valido supporto anche per le famiglie che si trovano a dover gestire i figli in casa e che possono, online, ricevere anche un supporto alla genitorialità. E forse, per alcuni di loro, diventa anche una preziosa occasione di fare terapia insieme... e anche per noi terapisti diventa un momento di condivisione e osservazione. Manteniamo in questo modo viva la mediazione dell'alternativa ottimistica, come più volte sottolineato in questi giorni da Rabbi Rafi Feuerstein, e a noi piace!

Abbiamo creato strumenti che possono essere utili a tutte le nostre famiglie, abbiamo studiato e "inventato" nuovi modi di fare terapia... Abbiamo aiutato altri professionisti che erano un po' a digiuno degli strumenti informatici e ci piace rimanere a disposizione per scambiare idee sul tema, avere feedback dalle famiglie e dare maggiori informazioni su come fare terapie online. Chiedeteci pure!

Insomma #iorestoacasa ma con creatività e in contatto #veniamonoidavoi!



 
  

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