Animazione Sociale

nr 374

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Editoriale

La Terra è sorella, non magazzino da depredare 

«Prendersi cura del mondo»: questo il titolo della III edizione del Social Festival Comunità Educative, da poco conclusasi mentre scriviamo queste righe. Una settimana (4-9 novembre) che ha provocato in noi e in chi c’era emozioni e riflessioni. Ne condividiamo alcune, partendo dalla domanda: cosa vuol dire prendersi cura del mondo? 
Prendersi cura del mondo è prendersi cura delle condizioni che permettono (anche) la nostra vita su questo pianeta. Noi non esistiamo senza il mondo, ne siamo parte. Se lo inquiniamo, ci ammaliamo. Se lo riscaldiamo con le nostre attività climalteranti, quell’energia in eccesso ci ritorna in alluvioni e tornadi. Sembra banale, eppure i potenti della terra non lo hanno compreso. E nemmeno noi che li votiamo, o che compriamo i loro prodotti. Perché i potenti oggi non sono solo i leader politici, ma anche i grandi capitalisti che predano la Terra per i loro profitti.

Prendersi cura del mondo è prendersi cura della vita, in ogni sua forma. Ed è una bella cosa prendersi cura della vita. Aiutarla a fiorire, proteggerla se è in difficoltà. La vita è fragile, noi siamo fragili. Cadiamo e ci rompiamo. Battiamo e ci feriamo. La nostra salute mentale, poi, corre su un filo. Basta poco per scivolare nel non senso. E solo la cura degli altri può offrirci un appiglio.

Prendersi cura del mondo è oggi
investire nell’educazione.


Prendersi cura del mondo è smettere di pensarcene i padroni. È sentire la natura, ha detto un ragazzo dal palco il primo giorno, «una tenera madre e sorella, non un magazzino da depredare». Perché di Terra ne abbiamo una sola e non possiamo ogni anno esaurire già in estate le risorse che per quell’anno ci mette a disposizione. Qualcuno dice: «è scritto nella Bibbia: “Soggiogate la terra e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra” (Gen 1,28)». Un grave errore di traduzione, ci spiega Enzo Bianchi. Quel verbo tradotto con «dominare», radah, «indica reggere, guidare, pascolare, con un’azione che è quella del re e del pastore capace di governare sostenendo e custodendo lo shalom, la vita piena nella pace».

Prendersi cura del mondo è continuare a farlo malgrado tutto. Perché il giorno che quel ragazzo pronunciava quella frase al Social Festival, Donald Trump veniva rieletto alla Casa Bianca. E nella notte della vittoria ribadiva ciò che aveva detto in ogni comizio: «Drill, drill, drill!», perforazioni a tutto spiano in cerca di petrolio; «Frack, frack, frack!», una tecnica per spaccare il terreno in cerca di gas. La crisi climatica non esiste, gli scienziati hanno torto, non serve cambiare i nostri stili di vita, che bello. 
Prendersi cura del mondo è allora investire nell’educazione, la leva più potente per continuare a sperare.

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Indice del numero

editoriale ~ p. 1
La Terra è sorella, non magazzino da depredare

#vignetta ~ p. 5
Mondo uragano

by Mauro Biani

welfare bene comune ~ p. 6
Fermiamo il declino della sanità pubblica

Da anni, come «rane bollite», siamo incapaci di reagire
Intervista a Nerina Dirindin a cura di Lucia Bianco e Roberto Camarlinghi

professioni oggi~ p. 18
Le grandi dimissioni dal lavoro sociale

Se fare appello alle motivazioni sociali e politiche oggi non basta più
di Francesca Coin

terzo settore ~ p. 27
Le attese (disattese?) dell’amministrazione condivisa
Il terzo settore alle prese con un nuovo modello di lavoro con l’ente pubblico 
di Cristiano Conte e Flaviano Zandonai

didattica attiva ~ p. 36
Invitiamo tra noi le cose

Per un uso degli oggetti in situazioni educative e formative
di Paolo Delli Carri

lavoro di comunità ~ p. 46
Passi di «danza» partecipativa tra biblioteche e territori

Come attivare i cittadini intorno ai servizi (culturali e non solo)
di Massimiliano Anzivino e Alfonso Noviello

i diari ~ pp. 58 / 62
Un altro iscritto al club dei perdenti | 
Pino Di Leone
Rane, pane, ghiacciai: metafore dei tagli | Animazione Sociale
Lentius, profundius, soavius | testo di Alex Langer,copertina di Antonio Catalano 

Focus ~ pp. 63 / 96
Dov’è oggi la mia responsabilità di operatore sociale?

Quattro riflessioni su un concetto cardine
Testi di Riccardo Morelli, Anna Biffi, Marco Lo Giudice, Costanza Lanzanova

Responsabilità è agire con un approccio inclusivo 
Prendersi cura delle fragilità rendendo più giuste le comunità

Il caleidoscopio della responsabilità nei servizi sociali
Nodi da affrontare per chi non vuole voltarsi dall’altra parte

Responsabilità in un processo educativo è cercare risposte insieme
Tre gesti per liberarci dal colonialismo della scena educativa

Prendersi responsabilità è un fattore evolutivo
Nessuno evolve senza responsabilità

 

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