Animazione Sociale

nr 367

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Editoriale

L’inclusione scolastica è un mito?

Gli alunni e le alunne con disabilità frequentanti le scuole italiane sono 304.016 (anno scolastico 2020/2021, ultimi dati disponibili presso l’Ufficio statistica del Ministero dell’istruzione). Le tipologie di disabilità sono diverse (intellettiva, motoria, uditiva, visiva), includono problemi psichiatrici precoci, disturbi specifici di apprendimento (Dsa) certificati in comorbilità con altri disturbi e sindrome da deficit di attenzione e iperattività – Adhd. I docenti per il sostegno sono 184.405, mentre gli educatori scolastici sono circa 48.000.

Sono tutti numeri cresciuti negli anni, che attestano l’attenzione della nostra scuola (primaria e secondaria) a perseguire la prospettiva inclusiva. Una prospettiva che contraddistingue il nostro Paese, conquistata con lotte democratiche negli anni, a partire dalla legge 118/1971 che prevedeva l’inserimento degli allievi con disabilità lieve nelle classi comuni della scuola dell’obbligo. è un sentiero di civiltà da proseguire, non da mettere in discussione come sta accadendo ultimamente. Emblematico l’articolo di Ernesto Galli della Loggia, apparso sul Corriere della Sera il 13 gennaio, nel quale lo storico definisce l’inclusione scolastica un «mito» scrivendo: «Nelle aule italiane – caso unico al mondo – convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo».

«Esiste qualcosa che ci fa essere da
sempre orgogliosi dell’Italia: la sua
prospettiva pedagogica inclusiva»

Ogni volta che si riaffacciano pensieri (e toni) regressivi, crediamo importante aggrapparsi ai punti fermi piantati dai maestri della nostra pedagogia. Siamo così andati a cercare uno scritto di anni fa di Andrea Canevaro, uno dei padri dell’inclusione scolastica, nel quale (con Luigi d’Alonzo e Dario Ianes) scriveva: «Esiste qualcosa che ci porta da sempre a essere orgogliosi dell’Italia: è il suo modello di integrazione scolastica o, meglio, la sua prospettiva pedagogica inclusiva». Questo orgoglio continueremo a coltivarlo. Ad esso è dedicata la vignetta di Mauro Biani a p. 5.

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Indice del numero

editoriale ~ p. 1
L’inclusione scolastica è un mito?

#vignetta ~ p. 5
Diversità, risorsa per l’apprendimento

by Mauro Biani

cooperazione sociale ~ p. 6
La fatica di essere cooperativa sociale oggi

10 domande per discutere su come portare avanti il progetto culturale, sociale, politico
Intervista a Luca Fazzi a cura di Animazione Sociale

sanità pubblica ~ p. 17
Prendersi cura del diritto alla salute

La grande questione politica del presente
di Francesco Pallante

sentirsi parte ~ p. 29
Noi siamo ambiente, o non siamo

La conversione ecologica tra impegno sociale e impegno ambientale
di Ugo Morelli

generatività sociale ~ p. 40
Trasformare un parco in un cuore comunitario

Come un gruppo di ragazzi insieme alla comunità adulta possono fare di uno spazio pubblico un bene comune
di Matteo Mancini

diari degli operatori ~ pp. 51-67
* Se anche la cooperazione è miope sull’equità di genere
 di Lella Palladino
* Parità donna-uomo: una sfida per la cooperazione sociale di Gabriele Mecheri
* Sono cambiati i bambini o siamo cambiati noi? di Manuela Garbini
* Noi conosciamo e giudichiamo frammenti di storie di Roberto Dalla Chiara
* Giovani, siate intranquilli! testo di Miguel Benasayag e Teodoro Cohen immagine di Claudio Colombo

focus ~ pp. 68-96

Che fare con i ragazzi e le ragazze della disperanza?
Testi di Andrea Morniroli, Luisa Bencivenga, Gennaro Curallo, Fabrizio Rocco, Marisol Ajuria Terrazas 

* La città disperante erode la capacità di investire sui propri figli
  Il progetto «Grazia sotto pressione» a Napoli

* Storia di Ola, madre migrante in cerca di futuro
 Se occuparsi delle madri è la via per emancipare i figli

* Storie di bambine/i e ragazze/i tra aspirazioni e vincoli
 Far sì che la povertà dei genitori non azzeri i sogni dei figli

* Come svelare la «grazia» di chi vive oppresso
 Appunti di metodo dal lavoro sul campo

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