Animazione Sociale

nr 361

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Editoriale

L'Agorà delle educatrici e degli educatori

Nel preparare l’Agorà delle educatrici e degli educatori - l’evento che la rivista ha deciso di promuovere per rilanciare la dignità della professione educativa, offesa oggi da retribuzioni inadeguate ai compiti e da una scarsa legittimazione sociale e culturale - abbiamo pensato di predisporre un sondaggio, che in due giorni ha raccolto oltre 2.000 risposte. Nell’ultima domanda si chiedeva: «Stai pensando di cambiare lavoro?». Un educatore/educatrice su tre ha risposto che sì, sta meditando di abbandonare la professione.

Dal sondaggio della rivista
risulta che un educatore su tre
sta meditando di cambiare lavoro.

Sorprendente? Forse nella proporzione. Ma che sia in atto un esodo è noto alle organizzazioni - cooperative sociali, associazioni, servizi socio-educativi... - che cercano personale educativo e non lo trovano. Preoccupante? Molto. Che il malcontento viri verso la rinuncia a un lavoro che (altra domanda del sondaggio) l’80% ha detto di aver scelto per ragioni di impegno sociale, è un dato che interroga. Tanto più in una fase come questa, nella quale tutti i dati della sofferenza psichica e sociale sono in aumento, tra i giovanissimi e non solo.

Viene in mente quel famoso brano in cui Hannah Arendt scriveva: «L’educazione è il momento in cui si decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina in cui certamente cadrà senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi e giovani. Nell’educazione si decide anche se noi amiamo abbastanza i nostri bambini da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balìa di se stessi, da non strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che è comune a tutti» (Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991).

Con l’Agorà per tre giorni (25-27 maggio) metteremo le tende nella crisi che scuote la professione educativa. Non disperdendo l’energia che cova sotto le braci del malcontento, ma canalizzandola in capitoli di riflessione e proposte di rilancio, aprendo campi di ricerca e sentieri di possibilità. In fondo non è proprio di educatori ed educatrici abitare le situazioni sapendo produrvi influenzamenti e modificazioni? Oggi la crisi di cui prenderci cura è quella che attraversa la professione. Ma è una crisi che non interessa solo gli educatori, ma la società tutta. Che, parafrasando Arendt, deve decidere se ama abbastanza se stessa da assumersi responsabilità verso chi svolge lavoro educativo.

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Indice del numero

editoriale
L'Agorà delle educatrici e degli educatori

#vignetta
Ma la guerra?
by Mauro Biani

imparare insieme
Educarci non è mai tempo perso
Per un’alleanza tra apprendisti dello stare al mondo
intervista a Marina Garcés a cura di Andrea Marchesi

le nostre vite fragili 
E' tempo di tornare a cercarsi
Rinforzare un tessuto ampio di vicinanze e prossimità, che è il tessuto fine della democrazia
di Ivo Lizzola

sguardi
Co-progettare nel welfare locale: come? a cura di Franco Floris
     •  Il Terzo settore è al lavoro nell’interesse generale? di Simona Borghini, Barbara Burroni
     •  La semantica che dà forma alla co-progettazione di Marco Lo Giudice
     •  Appunti per un approccio cooperativo di Giovanni Teneggi

la cura in carcere 
Ricucire traiettorie esistenziali
Anche in carcere la ripartenza passa dalla gruppalità
di Maria Inglese, Germana Verdoliva

hackerare il sistema 
Perché costruiamo servizi che sono riserve indiane?
Provocazioni di un educatore che opera tra comunità educative e territorio
di Luca Cateni

viaggi diari libri foto
     • Il semifreddo al torroncino del pasticcere Agatino di Brunello Buonocore
     • Alle 23 scompaio e riappaio il mattino di Alberto Fioravanzo
     • Rimanete al vostro posto di guardia testo di Etty Hillesum immagine di Michael Descharles

focus
Con i ragazzi si impara facendo insieme Dieci tesi per fare ricerca tra mondi educativi 
A cura di Franco Santamaria
     •  Non arrendersi a sguardi superficiali Una lettura pedagogica delle difficoltà degli adolescenti
     •  Alleggerire i blocchi evolutivi di ragazze/i Fare leva sull’apprendere facendo esperienza
     •  Allestire contesti motivanti dove fare esperienze L’apprendimento tra vissuto quotidiano e azioni intenzionali

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