Animazione Sociale

nr 359

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Editoriale

Professioni educative: la dignità ferita

«E tu che lavoro fai?». «Educatore in comunità». «Ah che bravo! E sei pagato?». A quanti succede di sentirsi porre domande simili, che tradiscono il pensiero che la nostra non sia una professione». (Paolo T.)
«È così. Rimanendo una professione concepita come un volontariato, non si hanno contratti e paghe adeguate al ruolo importante che svolge l’educatore». (Consuelo S.)
«E senza parlare di tutti gli “educatori” che si spacciano per tali... forse anche loro aiutano ad abbassare lo stipendio a NOI Educatori laureati, che abbiamo speso tempo, denaro ed energie x 3/5 anni, magari in luoghi distanti da casa... per cosa???». (Ilnonpoeta)
«Esatto! E si presentano come educatori!! E poi fanno più danno che altro, sai quanti anni ho lavorato con gente pessima?!? Alla fine ho lasciato il lavoro in comunità, adesso lavoro a scuola come assistente all’autonomia». (Rossella A.)
«Ma non solo lo stipendio... Ho scoperto sulla mia pelle che il nostro contratto prevede, in caso di lutto, solo 2 giorni, non ad evento ma all’anno, di permesso retribuito a differenza di altri contratti che ne prevedono almeno 3 e fino a 10 se fuori regione... È curioso che chi opera nella cura non abbia riconosciuto il tempo per la cura di sé e dei suoi cari...». (Mario P.
«Perché non si trovano educatori in comunità? Perché sebbene sia un lavoro estremamente bello faticoso e delicato, il dipendente viene sottopagato e trattato a pesci in faccia dalle cooperative ladre!!». (Silvia A.)
«Diciamo persone ladre, le coop che conosco io applicano il contratto che purtroppo prevede un trattamento economico più basso di tutti gli altri contratti nazionali degli altri settori». (Michela P.)
«E gli appalti sono costruiti al massimo ribasso. E meno male che sarebbero appalti nel pubblico!» (Edina T.)

Come tutelare la dignità delle
professioni educative? A breve
una pubblica assemblea.

«Io sono inquadrata come animatrice, faccio questo lavoro da 33 anni, e ancora qualche idiota me lo chiede... “no sò ricca de famija, e ciò pure scritto scema ‘n fronte” rispondo, spostando la frangia... A 64 anni, con la consapevolezza della pensione misera che mi aspetta, è già tanto che non li prenda per il collo». (Dina D.)
«Per non parlare dell’animatore sociale, che viene pure “pagato per fare festicciole”…». (Chiara D.)
«Per non parlare dei pedagogisti... questi alieni sconosciuti». (Stefania C.)
Di questi tempi, quando si fa un post sulle professioni educative (e la rivista ne fa diversi), questi sono i commenti. è venuto il momento di convocare una pubblica assemblea. Appuntamento in primavera. 

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Indice del numero

editoriale
Professioni educative: la dignità ferita

#vignetta
Il cielo stellato. E la legge morale?
by Mauro Biani

educare oggi 
A scuola nessuno è un errore
Per una scuola «atelier» che riconosca le singolarità e coltivi il «comune»
intervista a Miguel Benasayag a cura di Franco Floris

perché mancano educatori? 
Aver cura dei paesaggi interiori
Inattualità della professione educativa
di Antonia Chiara Scardicchio

sguardi
L’associarsi apre al futuro le storie dei migranti a cura di Lucia Bianco e Viola Poggi 
     • Il disconoscimento politico di sei milioni di persone di Carolina Cardenas
     • Associarsi per sentirsi cittadini, non più ospiti di Berthin Nzonza
     • L’associazionismo dei migranti nel welfare di prossimità di Fausto Sorino

vita in comune
Sviluppare il volontariato nei territori
Sei tracce di lavoro per mandare avanti una «bella storia»
di Chiara Tommasini e Alessandro Seminati

viaggi diari libri foto
• «È ora che ti fai chiamare Fabio» Stefania Bernardini dialoga  con Andrea Marchesi
• Oltre letture moralistiche del reddito di cittadinanza di Roberto Galletti
• Vale la semina più del raccolto testo di Valérie Perrin, immagine di Kizel

focus
Gettare ponti tra mondi migranti e vita sul territorio 
La città plurale si affida alle energie di tutti
Testi di Marco Montoli, Gianfranco Bonesso, Roberto D’Alessio, Claudio Tocchi
L’intreccio tra le plurali anime della città Genova. La vita nuova del bene comune dei Giardini Luzzati
- Le invenzioni dell’associazionismo dei migranti Nord Est veneziano. Pratiche per una società di convivenza
- Quale governance può far spazio ai «migranti forzati»?Monza Brianza. Il Terzo settore, anima di politica locale
- Come un ente locale può disegnare una città plurale Torino. Il coinvolgimento dell’associazionismo di comunità

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