Animazione Sociale

nr 350

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Editoriale

Tecnica e politica: una falsa opposizione

Il 2021, cinquantesimo anno di Animazione Sociale, si è chiuso con l’appuntamento dedicato a rilanciare l’anima politica del lavoro sociale (Torino, 16-18 dicembre).

Tre giorni di scambi e confronti. Con oltre 500 partecipanti (250 online) e 80 relatrici/relatori. Riuniti in plenaria nelle tre mattine (al Cinema Massimo, sotto la Mole, sede tradizionale degli appuntamenti della rivista), distribuiti nei workshop nei due pomeriggi.

La tecnica è la competenza
che ci è richiesta, la politica
è la visione di prospettiva.

Tre giorni in cui ci siamo presi cura dell’anima profonda del nostro lavoro. Anima, psyché in greco, respiro. Mai come oggi dobbiamo dare respiro alla nostra anima. Ma cosa significa assumere una visione politica del lavoro nel sociale? Qualche spunto dalla tre giorni.

Significa, di fronte alle povertà dilaganti, sostituire la lente del bisogno con quella del diritto, in modo da capire che le richieste di aiuto sono innanzitutto una domanda di giustizia. Senza una visione politica il povero diventa il bisognoso, la carità la risposta.

Significa battersi per un maggiore riconoscimento del proprio lavoro. Tante volte mettere accanto alla parola lavoro l’aggettivo sociale fa perdere di vista che questo è lavoro, vero lavoro: ricco di sapere, essenziale per la democrazia. Oggi il lavoro nel sociale è deprezzato. E questo deprezzamento lo priva di anima politica. Perché quando si deve sopravvivere, è più difficile percepirsi come soggetti di cambiamento.

E ancora: facciamo azioni politiche quando apriamo contraddizioni dentro le istituzioni, facciamo circolare la parola nei luoghi di lavoro, allestiamo condizioni perché le persone si sentano parte di una comunità viva. E, non da ultimo, quando rompiamo ogni sorta di compartimentazione (di muri): tra sociale e sanitario, tra professioni, tra tecnica e politica.

Tecnica e politica: si tratta oggi di tenere di più insieme queste due dimensioni, perché la prima è la competenza che ci è richiesta quando affrontiamo i problemi, la seconda è la non settorialità del nostro sguardo, la conoscenza dei bisogni della società, la visione di prospettiva, l’attitudine alle scelte di priorità, l’interesse per la costruzione di un tipo di società e non di un altro. Nei prossimi numeri ci torneremo.

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Indice del numero

editoriale
Tecnica e politica: una falsa opposizione 

#vignetta
L’identità non è un valore

by Mauro Biani

l’istituito e l’istituente
Pensare insieme le istituzioni e la vita

Perché a una società servono buone istituzioni
dialogo tra Roberto Esposito e Ugo Morelli

tessiture di convivenza
Per un welfare generativo di comunità

Aver cura dei territori oggi
di Mimmo Lucà

margini di città
Abitare la strada con i giovani latinos

Un servizio per le dipendenze in un territorio di frontiera
di Simone Spensieri, Katia Bellucci, Ilaria Delnevo

traiettorie di comunità
«Sono nato a nove anni»

Storia di Tommaso e della comunità educativa che si mise in viaggio con lui
di Stefania Bottigliengo

cos’è un servizio?
Lavorare sulla «soglia» dei servizi

Quattro proposte per servizi che lavorano con le persone
di Lorenzo Fronte

viaggi diari libri foto
Essere educatrice quanto vale?
di Chiara Zecchin 
Carta scaduta, esistenza cessata 
di Davide Pizzi 
Il numero zero di Animazione Sociale 
testo di Aldo Guglielmo Ellena, immagine d'archivio

focus
Intervenire oggi nei contesti micro-sociali

A cura di Franca Olivetti Manoukian, Claudia Marabini, Gino Mazzoli
Perché ha senso oggi impegnarsi nel sociale Oltre visioni del futuro ciniche o distopiche
Disporsi ad apprendere, sempre Nel sociale la prima cooperazione è conoscitiva
Agire con un approccio di comunità Lavorare sui problemi muovendosi nell’incertezza

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