editoriale
In questi mesi abbiamo scoperto di avere un potere di influenzamento sulla realtà. Nei giorni del virus dicevamo: uno vale uno, ma uno salva tutti. Il nostro modo di comportarci – di assumerci o non assumerci responsabilità verso noi stessi e gli altri – ha fatto la differenza nel frenare il contagio.
Uno vale uno, ma uno salva
tutti. La pandemia ci ha detto
che i comportamenti contano.
Quest’esperienza ha quindi svelato che non siamo condannati a essere spettatori impotenti e passivi; siamo anche attori e autori di influenzamenti. Il copione della nostra vita quotidiana non è scritto, si può cambiare. E riscriverlo dipende anche da noi. Ognuno conta, quando poi si associa con altri conta ancora di più.
Il copione che abbiamo contribuito a riscrivere è stato anzitutto quello organizzativo: l’epidemia ha prodotto la rottura delle routine quotidiane e ha costretto a riformulare il modo di lavorare. Nei servizi sono saltati ruoli e gerarchie, tanto lavoro burocratico-amministrativo è stato sospeso, si sono dovuti reinventare gli schemi della quotidianità. Le relazioni di aiuto si sono fatte più simmetriche, professionisti e “utenti” si sono scoperti bisognosi gli uni degli altri per fare fronte a un nemico comune: il virus. Si è respirata in tutte le organizzazioni (dalle strutture residenziali ai tanti servizi diurni che per la chiusura erano costretti a ripensarsi) un’aria “istituente”, di libertà, intesa come assunzione diffusa di responsabilità.
Abbiamo anche capito che ormai c’è un copione più grande da riscrivere: quello che riguarda il modello di sviluppo dei nostri territori. Se il virus mai come questa volta ci ha fatto da specchio – specchio di una crescita che devasta gli ecosistemi, specchio di logiche che impoveriscono la sanità pubblica e arricchiscono quella privata, specchio delle disuguaglianze che nella pandemia si sono rese visibili e acuite – urge un cambio di paradigma all’insegna della sostenibilità. Il sociale e l’ambientale non possono più essere mondi a parte, figli di un dio minore. Perché tutto il sistema collassa (economia e finanza incluse) senza il loro apporto.
editoriale
Il senso del possibile e il sentimento del potere >>>
#vignetta
Non farmi domande troppo difficili
by Sergio Staino
l’ancoraggio dei diritti
Se i diritti sono come l’aria e l’acqua
Beni comuni, senza i quali una società non sta insieme
intervista a Ota De Leonardis a cura di Animazione Sociale
scegliere la via
La distribuzione generazionale della ricchezza
Verso nuove infrastrutture economiche, cognitive, sociali
di Dario Rei
vite adolescenti
Quale lavoro con adolescenti fragili?
Tra percorsi di gruppo e incontri con i genitori
di Deborah Fimiani
l’assenza si fa presenza
Di interrogativo in interrogativo si apre la strada
Per non perdere il lavoro con bambini e famiglie in mesi di «assenza»
di Erica Amprino
un gruppo per «ritrovarsi»
Tra dentro e fuori il carcere
Costruire una mappa interna per ri-orientarsi in situazioni ristrette
di Roberta Paleani, Caterina Benelli
viaggi diari libri foto
* Storie ordinarie di primo accesso
di Vittoria d’Avanzo, Luca Fossarello
* Distanti dal virus, non dall’altro
a cura Davide Pizzi
* Un’assistente sociale cammina insieme al suo paese
di Martina Travia
* La didattica a distanza chiede una pedagogia della vicinanza
di Teresa Renzo
* Non siamo separati dal mondo
testo di Olga Tokarczuk, Foto di Laura Carletti
focus
Uno spazio dove convergere tra giovani e istituzioni
Come far sì che i giovani generino comunità
testi a cura di Sara Leidi, Giulia Pesenti, Maurizio Colleoni
* Possono i giovani farsi costruttori della comunità?
* Orientarsi al futuro insieme ai giovani
* Lo spazio comune tra istituzioni e mondi giovanili
Da sempre Animazione Sociale mantiene l'abbonamento a un prezzo ridotto, grazie al sostegno delle lettrici e dei lettori e del Gruppo Abele che ne è l'editore. Una scelta per favorire l'accesso di tutti alla formazione, risorsa vitale per lavorare nel sociale.
Abbonati