Animazione Sociale

nr 325

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editoriale

Elevare argini all’odio di prossimità

«Capire il presente è un compito necessario per chi fa l’operatore sociale. Perché il lavoro sociale si colloca dentro un progetto di società – una società in cui trovino cittadinanza valori come la dignità, l’uguaglianza, la fraternità. Pertanto, come professionisti-cittadini, non possiamo esimerci dal rilevare quanto i movimenti tellurici della società la stiano trascinando via dagli orizzonti culturali e politici che legittimano la nostra funzione.

“Che ne è del lavoro sociale
in un Paese che sdogana la
ferocia e invita ad armarsi?”

Da questo punto di vista, c’è oggi da essere preoccupati. Gli ultimi dieci anni di crisi economica hanno diffuso precarietà, la precarietà ha generato paura, la paura ha prodotto rancore e ora il rancore sta virando in cattiveria. Mentre scriviamo queste righe i giornali riportano le cronache del quartiere di Torra Maura, ghetto alla periferia di Roma, dove gli abitanti hanno reagito con violenza al trasferimento di una settantina di rom in un centro di accoglienza. Un episodio emblematico per tante ragioni. Perché mostra come l’intolleranza cresca dove le persone si sentono abbandonate: dalle istituzioni, dalla politica, forse anche dal lavoro sociale. «Non si comprende il rancore se non si guarda in faccia la disperazione», scrive il Corriere della Sera (3 aprile). Emblematico perché ci dice come gli scontri di Tor Sapienza di quattro anni fa non abbiano insegnato nulla: le ricette della Commissione d’inchiesta sulle periferie (un miliardo di investimenti l’anno per dieci anni e un’agenzia nazionale che li coordini) sono rimaste inascoltate. Emblematico perché la reazione contro i rom prende forma dentro un continuo racconto sul mondo che vede nell’altro il predone. L’odio di prossimità infiamma così le periferie ma cova sempre più anche nei ceti medi impoveriti. Capire il presente non è oggi un esercizio intellettuale, ma è la premessa per cambiare passo. Perché un Paese che sdogana la ferocia, e che sta invitando i suoi cittadini ad armarsi contro gli altri, non è una buona idea di Paese.

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Indice del numero

editoriale
Elevare argini all’odio di prossimità

vignetta
La banalità del ma

by Mauro Biani

i Comuni dei beni comuni
Abitare un paese è camminare per arrivarci

intervista a Paolo Pezzana a cura di Franco Floris

riuso &; inclusione
Per un’economia circolare sociale

testo di Cristian Campagnaro, Antonio Castagna, Sara Ceraolo

sguardi
Assistenti sociali tra tecnica e politica

testi di Filomena Marangi a cura di Roberto Camarlinghi

genitorialità difficili
Come lavorare con famiglie multiproblematiche?

testo di Nadia Tralli

collaborazione sociale
Allestire situazioni per un dialogo aperto e plurale

Tecniche di collaborazione/2: World Cafè
testo di Ennio Ripamonti,Davide Boniforti

viaggi diari libri foto
i luoghi dell’ospitalità |
 Viaggio negli ostelli triestino-svedesi
di Renate Goergen
diari | Se in classe una compagna è sorda
di Milena Masseretti
luoghi della «città del noi» | Un fiume è un filo che cuce insieme le storie
di Monika Vaicenaviciené, foto di Massimo Masone

focus
Curare la dipendenza nel tempo della pena

Testi a cura di Giuseppe Chemello, Lidia Piccolo, Morena Rotini, Davide Toffanin
* Quale cura per le persone dipendenti che entrano nel circuito penale?
*  L’alternativa al carcere per le persone dipendenti
*  La nuova frontiera è la messa alla prova
*  Storie tra carcere e territorio

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